Firenze, 1504. A cinquantun anni, con addosso
una corta tunica di colore rosato e un mantello di velluto verde, Leonardo da
Vinci incarna in tutto e per tutto il rinomato artista che da Milano è piombato
fra i tradizionalisti repubblicani fiorentini, con le loro vesti lunghe e
semplici e i capelli tagliati corti. Nel suo studio, tra disegni sparpagliati
ovunque, garzoni che macinano pigmenti, mecenati e muse scontente, prende vita,
pennellata dopo pennellata, il ritratto di Lisa del Giocondo, la graziosa
moglie di un mercante di sete. Ma la figura che affiora dalla tavola di pioppo,
il suo sorriso, soprattutto, non hanno molto a che fare con la modella in posa
davanti al cavalletto. Come Prometeo, Leonardo ha infuso nella sua opera
migliore il fuoco della vita, e ora Monna Lisa ha un’anima propria che le
consente non solo di percepire tutto ciò che la circonda, ma anche di farsi
sentire dal suo creatore, a cui la lega un amore assoluto. Per anni da Vinci e
il suo dipinto peregrinano da una città all’altra, incapaci di vivere l’uno
senza l’altro, fino a quando la morte dell’artista non giunge a separarli,
lasciando l’opera in balia di un incerto destino. Cinquecento anni dopo, Monna Lisa
osserva il mondo dalla sua prigione di vetro al Louvre, visitata ogni giorno da
migliaia di turisti disposti a fare ore di coda solo per guardarla a bocca
aperta. È considerata l’opera d’arte più celebre del mondo, ma nessuno conosce
il segreto della sua esistenza. Eppure, le sue avventure meritano attenzione,
poiché ha vissuto molte vite ed è stata amata da imperatori, re e ladri. È
sopravvissuta a rapimenti e aggressioni, a una rivoluzione e due guerre
mondiali. E ora vuole solo raccontare la sua storia, una storia di rivalità,
intrighi e potere. Ma anche una grande storia d’amore, la storia di ciò che
siamo disposti a fare per coloro che amiamo.
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