venerdì 4 aprile 2025

SCOMODE VERITA' - ALESSANDRO DI BATTISTA

«Israele è una democrazia e ha il diritto di difendersi». Questa è la puerile argomentazione utilizzata da buona parte di politici e giornalisti per affrontare il conflitto in Palestina. Chiunque osi raccontare quel che è avvenuto negli ultimi decenni viene descritto come filo-Hamas, come un giustificazionista. Stesso schema utilizzato dalla propaganda del blocco occidentale alla vigilia dell'intervento in Afghanistan quando chi si opponeva a quella guerra veniva descritto come filo-talebano. Per non parlare della narrazione bellicista portata avanti dal sistema politico e mediatico d'establishment sulla guerra in Ucraina. Chi chiedeva un negoziato, chi era contrario all'invio di armi, chi ricordava i morti dal 2014 al 2022 veniva insultato: “putiniano d'Italia, collaborazionista del Cremlino, pacifinto”. Mai abbiamo assistito ad un appiattimento politico e culturale come quello che caratterizza i nostri giorni. Il pensiero critico va disinnescato. Il dissenso (anche quando è maggioritario nel Paese) va denigrato. La Storia non va considerata. Eppure c'è stato un tempo in cui la politica non aveva così paura di prendere posizione, un tempo in cui gli intellettuali erano pronti a schierarsi, un tempo in cui atlantismo ed europeismo erano cose diverse. Un tempo in cui il conformismo esisteva sì, ma non ne eravamo circondati al punto da non poter più respirare. Prefazione di Piergiorgio Odifreddi.
 

LA MIA INGEBORG - TORE RENBERG

Tollak è un uomo pieno di contraddizioni: testardo e sensibile, rude e orgoglioso. Un uomo impossibile, a detta di molti. Ormai vecchio e solo, barricato nella sua fattoria, non fa che imprecare contro il mondo che da tempo, per lui, ha smesso di avere senso. L’unica persona che lo teneva attaccato alla vita era lei: sua moglie Ingeborg, amatissima, scomparsa da qualche anno. “Tollak di Ingeborg”, lo chiamava la gente del paese. I suoi due figli, ora adulti, hanno abbandonato la valle, teatro di un’infanzia difficile; oggi vivono in città e passano a trovarlo di rado. Soltanto Oddo è rimasto con lui: “Oddoloscemo”, per i vicini, lo zimbello di tutti, un ragazzo problematico di cui si prende cura da quando, ancora bambino, è stato abbandonato dalla madre. La vita di Tollak, soprattutto negli ultimi anni, è stata avvolta nel silenzio: troppo difficile dare voce alla rabbia che gli brucia dentro. Ma ora è giunto il momento di parlare, di raccontare finalmente la sua verità. Così, l’uomo insiste affinché sua figlia e suo figlio tornino a casa ancora una volta, forse l’ultima. Prima che sia troppo tardi ha bisogno di condividere il suo segreto. O meglio, i suoi segreti: le verità che Tollak ha sempre tenuto per sé sono molte, e sono una più sconvolgente dell’altra.
 

O CALEDONIA - ELSPETH BARKER

Janet è distesa ai piedi di una grandiosa scalinata di pietra, sotto una vetrata che raffigura un drammatico cacatua bianco. Indossa un abito di pizzo nero di sua madre. È morta. Aveva sedici anni. È la fine della sua storia e l'inizio di un romanzo stupefacente per ferocia, lucidità e pura poesia. Torniamo indietro nel tempo e vediamo Janet crescere in una bizzarra famiglia scozzese, prima in una canonica poi in un castello, con una madre svagata, un padre sarcastico e distante, un fratello e tre sorelle che hanno tutti qualcosa in più di lei. Amata dai nonni finché sono al mondo, non capita dai genitori, sempre ignorata o dileggiata (ha due difetti fondamentali: non è un maschio e non è bella), Janet possiede un'intelligenza feroce e trova consolazione nella natura e nei libri. Scoprire la sua storia è crescere, soffrire, esaltarsi insieme a lei: la vediamo passare da un'infanzia strana, forse quasi felice, a un'adolescenza di torture e goffaggini, amare il latino e detestare le incomprensibili compagne di collegio, cercare un legame improbabile con la spettrale cugina Lila, innamorarsi, illudersi. E correre verso la fine, inevitabile e terribile, amando con indomita passione la sua amica gazza, i classici, le colline e la valle che sono il confine del suo mondo.
 

L'IRA DI DIO - COSTANZA DI QUATTRO

Il Seicento volge quasi al termine, laggiù a Ibla, terra di Santa Inquisizione e governatori regi, notabili e viddani, vecchie zitelle e prostitute lise. La terra dove padre Bernardo, uomo dai moti secolari più che claustrali, «dominato dalle passioni eppure vinto dalle responsabilità», amministra una piccola chiesa celebrando messa senza slancio né vocazione. È la terra dove lui troverà l’amore, più che in Dio in Tresina, la perpetua redenta con il cuore grande e la risata lieta, lei che «infinitamente donna» gli farà il regalo più grande. Eppure, sullo sfondo di una fugace e momentanea felicità, aleggia un antico rancore, professato da un «dimonio» di madre che, timorata e luttuosa, mai gli ha perdonato errori adulti e bambini. Così, in un crescendo incontrollato di sentimenti contrastanti, senso del dovere e bramosia di dar seguito alle passioni, Bernardo diventa testimone di un evento distruttivo ed epocale, il grande terremoto dell’11 gennaio 1693, che segnerà la sua esistenza riducendola a fede macilenta, rovina e silenzio.


 

LE VITE SPEZZATE DELLE FOSSE ARDEATINE - M. AVAGLIANO/M. PALMIERI


Roma, 24 marzo 1944: in una cava sulla via Ardeatina, i tedeschi uccidono 335 uomini sparando a ognuno un colpo alla testa. Sono prigionieri politici e partigiani di tutte le forze antifasciste, civili e militari, molti ebrei, alcuni detenuti comuni e ignari cittadini estranei alla Resistenza, sacrificati in proporzione – che poi si rivelerà sbagliata per eccesso – di dieci a uno in seguito a un attacco partigiano in via Rasella, costato la vita a 33 militari del Reich. È il più grande massacro compiuto dai nazisti in un’area metropolitana e segnerà profondamente la storia e la memoria italiana del dopoguerra. Dell’eccidio delle Fosse Ardeatine molto si sa. Poco invece si conosce delle vicende individuali delle vittime, alle quali – tranne poche eccezioni – fino ad ora nelle cerimonie e nelle pubblicazioni era dedicata solo una riga con le generalità in un lungo elenco. Questo libro per la prima volta racconta la loro storia, una per una.

giovedì 27 marzo 2025

LE SICILIANE - GAETANO SAVATTERI

Una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana come una figura stilizzata: vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti. Ovviamente è un’immagine lontanissima dalla realtà, che si compone invece di tante storie del tutto estranee a questo archetipo. Il quadro è ricchissimo: dalla santa patrona Rosalia a Franca Viola che fece cambiare leggi e costumi; dalla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino alla ‘vecchia dell’aceto’ che nel ʼ700 preparava pozioni per avvelenare i mariti; dalla cantautrice Rosa Balistreri all’editrice Elvira Sellerio e alla prima miss Italia. Scopriremo in queste pagine che, se pure qualcosa di vero c’è nel personaggio di fantasia interpretato da Claudia Cardinale in “I soliti ignoti” («Carmelina, ricomponiti»), un secolo prima nella realtà c’erano le temibili combattenti socialiste di Piana degli Albanesi, donne che scendevano in piazza e non avevano alcuna intenzione di ricomporsi. Se dobbiamo trovare un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, questo va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.
 

LE NOTTI SENZA MEMORIA - CARMELO SARDO

Nell'ultimo segmento della sua vita tormentata, Carlo ripercorre l'amore folle e delirante per Nora, donna fascinosa conosciuta per caso in un bar quando lei aveva vent'anni e lui trentadue. Di notte, nel sogno, la loro passione si fa sempre più travolgente, mentre nella vita reale con lei le cose sono molto diverse. Carlo prova a rifarsi una vita. Si sposa con un'amica di Nora, ma il matrimonio non funziona. Dalla città siciliana in cui vive, si trasferisce a Milano per lavoro. Ma c'è sempre Nora nei suoi sogni, ama ancora lei. Sarà un incidente stradale a liberarlo dai fantasmi e a fargli scoprire una verità sconvolgente, che lo costringerà a riscrivere l'intera storia della sua vita.

Proposto da Angelo Piero Cappello al Premio Strega 2025 con la seguente motivazione:
«Di che materia sono fatti i sogni? Spesso accade che i sogni si rivelino composti di una materia viscida e scivolosa, dal fondo opaco e limaccioso, che s’appiccica alla realtà confondendone i contorni, mescolando fantasia e verità, talvolta tanto penetrando nella vita da sostituirsi a essa. Può capitare che la materia del sogno si trasfonda nella vita reale o che, al contrario, la vita reale sprofondi nelle regioni segrete del sogno. Da queste contaminazioni, da questi onirismi che anticipano la verità, o che la sostituiscono, nasce il romanzo di Carmelo Sardo che, in un linguaggio piano e scorrevole, intarsiato da qualche concessione dialettale (il dialetto di Pirandello e Camilleri), gioca a comporre e scomporre le tessere del mosaico narrativo. Ne nasce un lungo e magistrale romanzo, che convoglia, poco alla volta, realtà e sogno nel contenitore straordinario della pagina scritta.»

 

DOVE NON BATTE IL SOLE - CARMELO SARDO

A Rammusa, una cittadina della Sicilia barocca dove la mafia non spara e non ammazza più da anni,vengono assassinati marito e moglie nella loro gioielleria. Si pensa a una rapina finita male, mail magistrato che indaga sospetta del figlio della coppia, Stefano Macrì, studente universitario di 27 anni. Per il giovane comincia un atroce calvario. Confidava nello Stato per avere giustizia per i suoi genitori, invece è costretto a liberarsi di un'accusa infamante. Per farlo, Stefano è tentato di cedere a logiche e dinamiche che ha sempre eticamente respinto. Sa che anche nella Sicilia dei giorni nostri, ci sono uomini potenti che contano ancora, che non fanno più la guerra allo Stato ma vogliono che niente e nessuno possa insidiare la tranquillità raggiunta. Don Tano Culella è uno di questi. Al boss quello che è accaduto non è piaciuto e anche lui vuole capire chi abbia osato fare una cosa simile nel suo paese. Quando viene a sapere che il principale sospettato è Stefano, capisce che qualcosa non quadra. Conosce quel ragazzo da quando era un bambino, abitano nello stesso palazzo. Fatalmente, i destini di don Tano e di Stefano si incroceranno, perché hanno lo stesso obiettivo: la ricerca della verità. Un romanzo civile e di impegno sociale che affronta ed elabora temi di scottante attualità del sistema penale italiano che contempla il fine pena mai: una pena di morte in vita.
 

COSA PORTI CON TE - PAOLO CREPET

«Gli avvenimenti della mia vita non sono successi mai casualmente, ma favoriti da incontri con persone straordinarie, ognuna delle quali ha contribuito a ciò che ho vissuto: un’avventura esistenziale irripetibile.» La memoria percorre il filo della vita di Paolo Crepet alla ricerca dell’essenziale: le radici artistiche della sua famiglia, le esperienze molteplici e cosmopolite nella formazione, la meraviglia della scoperta della psichiatria, la nascita della passione per la scrittura. In queste pagine dense di aneddoti e di eventi inconsueti, affiorano innumerevoli incontri singolari, ciascuno dei quali ha contribuito ad aggiungere un tassello al cantiere di un’identità personale e professionale in continuo rinnovamento; su tutti svetta la figura di Franco Basaglia, amico e maestro, l’uomo capace di trasformare la concezione della follia e di riconoscere diritti fondamentali ai più fragili e indifesi. Le grandi tappe della vita vengono così raccontate alla luce di un costante comun denominatore: gli affetti, le emozioni, la capacità di creare fra sé e gli altri un legame che oltrepassi la distanza e il tempo. Ai lettori viene affidato questo insegnamento che affiora da ricordi ironici e benevoli, simili a scogli a cui aggrapparsi saldamente mentre si avanza nell’ampio mare aperto.

 

CARA GIULIA - G. CECCHETTIN/M. FRANZOSO

Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici profonde della cultura patriarcale della nostra società.
«Tu in questi giorni sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».
 

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