Ogni martedì la psicoterapeuta Stefania Andreoli
tiene sul suo profilo Instagram una rubrica di domande e risposte. Qui trovano
spazio storie, attualità e tanti dubbi di genitori. Mamme, perlopiù.
Disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di
nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste.
Giuste, sì, ma per chi? Da quando si diventa madri, sembra sottinteso che
l'unica ragione accettabile per qualunque decisione quotidiana e di vita sia
"lo faccio per mio figlio". "Lo faccio per me" è una frase
che suona egoista, indegna per una madre. Le ragioni sono storiche, culturali,
legate ai falsi miti del sacrificio e dell'amore incondizionato e a una
distorta interpretazione del famoso istinto materno. La pressione è forte: a
lasciare il lavoro; a trascurare interessi, amicizie e il rapporto di coppia; a
sentirsi in colpa per un paio d'ore dal parrucchiere "che sottraggono
tempo alla famiglia". Insomma, a dire addio a una parte di sé. In questo
libro Andreoli ribalta le vecchie convinzioni e propone l'idea che l'esperienza
della maternità possa aggiungere, e non togliere, ricchezza all'identità
femminile. Soltanto "facendolo per sé", trovando ciascuna il suo
personale modo di fare la mamma – diverso dagli altri perché frutto della
propria storia in quanto persona – sarà possibile liberare la maternità,
rendendola sana, contemporanea e davvero utile per la crescita di un figlio e
per il futuro della società.
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